Albero secolare ingabbiato nel fil di ferro

di Franca Orzan (Il Piccolo, Segnalazioni,
17 maggio 2008)

 

Appena tornata da una passeggiata in Carso, nei giorni scorsi ho fatto questa riflessione: c'era un albero, stupendo, di almeno cent'anni. Quando arrivavo vicino a lui sentivo una gran pace, mi sedevo ai suoi piedi ed era come visitare un vecchio parente.

Anche il contorno era splendido: a seconda delle stagioni, la vicinanza con una bellissima dolina, creando la giusta umidità, faceva crescere mughetti, peonie selvatiche, violette e primule oltre a un gran numero di piante tipiche come il timo ecc.
Era un po' che non ci andavo; lavoro, figli, le solite cose, le solite scuse quando non riesci a dedicare il tuo tempo agli anziani, ma il pensiero correva spesso al «mio» albero.
Nei giorni scorsi quasi mi sono messa a piangere vedendo il reticolato di ferro che avvolge l'albero e tutto il terreno circostante, pascolo sociale di Basovizza.

Vabbé, dovrebbe esserci posto per tutti! Ma perché tutto quel fil di ferro, perché avvolgere senza rispetto un albero secolare, incidendo la sua pelle, pardon la sua corteccia, perché in Austria o in Slovenia ci sono tanti pascoli senza recinti? Perché?

Grazie, so che questo mio sfogo non servirà a niente. Ma se qualcuno volesse rispondermi e spiegarmi le ragioni di un intervento del genere, autorizzo il Piccolo a dargli il mio indirizzo.
Grazie ancora.