Appena
tornata da una passeggiata in Carso, nei giorni scorsi
ho fatto questa riflessione: c'era un albero, stupendo,
di almeno cent'anni. Quando arrivavo vicino a lui sentivo
una gran pace, mi sedevo ai suoi piedi ed era come visitare
un vecchio parente.
Anche il contorno era splendido: a seconda delle stagioni,
la vicinanza con una bellissima dolina, creando la giusta
umidità, faceva crescere mughetti,
peonie selvatiche, violette e primule oltre a un gran numero di piante tipiche
come il timo ecc.
Era un po' che non ci andavo; lavoro, figli, le solite cose, le solite scuse
quando non riesci a dedicare il tuo tempo agli anziani, ma il pensiero correva
spesso al «mio» albero.
Nei
giorni scorsi quasi mi sono messa a piangere vedendo il
reticolato di ferro che avvolge l'albero e tutto il terreno
circostante, pascolo sociale di Basovizza.
Vabbé,
dovrebbe esserci posto per tutti! Ma perché tutto
quel fil di ferro, perché avvolgere senza rispetto
un albero secolare, incidendo la sua pelle, pardon la
sua corteccia, perché in Austria o in Slovenia
ci sono tanti pascoli senza recinti? Perché?
Grazie, so che questo mio sfogo non servirà a
niente. Ma se qualcuno volesse rispondermi e spiegarmi
le ragioni di un intervento del genere, autorizzo
il Piccolo a dargli il mio indirizzo.
Grazie ancora.