UNA STORIA IGNOBILE

Come e perché sono state distrutte le aree verdi attorno
all'ex ospedale La Maddalena di Trieste

di Dario Predonzan (Konrad,
n.137 giugno 2008)


L'area dell'ex ospedale "La Maddalena" ripresa dal satellite "prima della cura" (da Google Earth):
- in basso a sinistra l'edificio dell'ospedale infantile "Burlo Garofolo" (e una parte del giardino retrostante)
- verticalmente la via dell'Istria e addossato a questo l'ormai ex parco della "Maddalena", con al centro l'edificio principale dell'ex-ospedale
ex parco della Maddalena "dopo la cura"

 


I
prodromi

Tutto ha inizio nel lontano 1994, quando la Giunta regionale di allora approva le "linee di indirizzo per la riorganizzazione della rete Ospedaliera Triestina". Nel maggio 1999 l'Azienda Servizi Sanitari Triestina inserisce l'ospedale S.M. Maddalena nel "patrimonio disponibile", per poterlo dismettere (cioè vendere), ma già nel marzo precedente l'A.S.S. aveva chiesto al Comune di Trieste di definire il riuso del comprensorio (incluse le aree verdi) mediante un accordo di programma.

Si tratta di uno strumento, disciplinato dalla legge 142 del 1990 e poi anche dalla legge regionale n. 7 del 2000, che serve a definire ed attuare "opere ed interventi di interesse pubblico... che richiedono per la loro completa realizzazione l'azione integrata e coordinata della Regione, degli Enti locali, di Amministrazioni statali... e di altri soggetti pubblici o privati." Una volta approvato, l'accordo di programma costituisce variante al piano regolatore comunale, se l'adesione del sindaco è ratificata entro 30 giorni dal Consiglio comunale. La variante, in questo modo, evita le forme di pubblicità - esposizione all'albo comunale, osservazioni del pubblico e discussione delle stesse in Consiglio - previste per i normali strumenti urbanistici.
Correttezza democratica vorrebbe quindi che si ricorra all'accordo di programma solo eccezionalmente, prevedendo comunque adeguate forme di informazione/consultazione della cittadinanza in caso di consistenti trasformazioni dell'assetto urbanistico. Così non è stato, nel caso in questione (e anche in molti altri).

Va detto che più o meno nello stesso periodo in cui si decideva di dismettere la "Maddalena", si stava discutendo il nuovo piano regolatore generale del Comune (approvato nella primavera del 1997), nel quale non sarebbe stato difficile inserire anche il riuso dell'area dell'ormai ex ospedale. Un riuso consistente magari nella salvaguardia e nell'ampliamento del polmone verde, piuttosto che in una mega-cementificazione.


L'accordo

Nel giugno 2000 gli uffici tecnici comunali redigono gli elaborati della variante, firmati dall'arch. Marina Cassin, da allegare all'accordo di programma. In base alla presunta "vocazione edificatoria (!!!???) dell'area", per "valorizzare il patrimonio dell'Azienda sanitaria" si prevede che la zonizzazione "U 1 " (zone per servizi ed attrezzature pubbliche) venga modificata in "B2" (zone della prima fascia periferica ad alta densità edilizia). Il comprensorio sarà cioè "riqualificato" costruendovi innanzitutto una nuova strada che l'attraverserà tutto, collegando via Costalunga a via Marenzi.

La palazzina di inizio '900 che si affaccia su via Molino a Vento sarà conservata, realizzandovi attorno un'area verde di quartiere su 2.120 metri quadrati. Il resto degli edifici ex ospedalieri (81.642 metri cubi, superficie coperta 7.100 metri quadrati su circa 22.000 totali dell'area) sarà demolito per far posto a quelli nuovi: 137.000 metri cubi, con un'area coperta di 9.100 metri quadrati, che corrispondono a circa 1.300 nuovi residenti.

Si tratterebbe di edifici alti fino a 16,50 m, destinati a contenere residenze, uffici, attività artigianali di servizio, pubblici esercizi, alberghi e simili, attività commerciali all'ingrosso e al dettaglio (queste ultime con superficie coperta di 2.500 metri quadrati), ecc. Inoltre, parcheggi stanziali - interrati - in funzione delle residenze e delle altre attività insediate, più un parcheggio pubblico da circa 300 posti auto, preferendo "una soluzione che contenga il parcheggio entro il terrapieno sulla via dell'Istria". Quest'ultima è la scelta che ha suonato la campana a morto per gli alberi collocati sopra il terrapieno, poiché la variante prescrive che le alberature d'alto fusto presenti (nessuna indicazione su quanti, di quali specie e dimensioni siano questi alberi) debbano "di norma essere mantenute e qualora si preveda il loro abbattimento... dovranno essere sostituite con altre essenze adulte nelle aree libere dall'edificazione".

Tutto ciò avrà certo conseguenze rilevanti, ad esempio, sui volumi di traffico in tutta l'area circostante, già congestionata, ma la variante non analizza il problema.
Il 7 marzo il Consiglio della V Circoscrizione "si astiene" sull'accordo di programma, elencando una serie di necessità del rione in termini di servizi: sede staccata del Distretto sanitario, asilo nido, farmacia, centro di aggregazione giovanile, ecc. Il 14 marzo 2001 il Consiglio comunale discute la bozza dell'accordo (e i relativi allegati), presentata dall'assessore all'urbanistica Ondina Barduzzi. La discussione si accende sull'ipotizzata (e poi smentita) realizzazione - in una parte del comprensorio - di una moschea, mentre ai consiglieri che chiedono di correggere alcuni contenuti urbanistici dell'accordo risponde l'assessore all'ambiente Gianni Pecol Cominotto: "ogni anche minima modifica legittima che il Consiglio dovesse apportare all'accordo di programma riaprirebbe l'iter di formazione dell'accordo stesso: facendo questo occorrerebbe una riapprovazione da parte dell'Azienda sanitaria il cui attuale organo monocratico (il direttore generale, Franco Zigrino - NdR) attende con ansia che si concluda questo procedimento, perché è influente sulla tenuta di bilancio dell'azienda".
Prendere o lasciare.
Il Consiglio approva quindi, con i voti favorevoli del centrosinistra, contrari centrodestra e PRC.
Il 16 marzo 2001 l'accordo di programma è firmato dal presidente della Giunta regionale Roberto Antonione, dal sindaco Riccardo Illy e dal dott. Sergio Monardo, rappresentante di Zigrino. Segue, nel maggio 2005, un "atto integrativo" dell'accordo, firmato dall'assessore regionale Lodovico Sonego, dal direttore dell'A.S.S. Franco Rotelli e dal sindaco Roberto Dipiazza, in base al quale i metri quadrati destinati alle attività commerciali al dettaglio aumentano da 2.500 a 5.000 (così il valore dell'area sul mercato immobiliare aumenta), mentre in un'area adiacente l'ex Ospedale si prevede troverà posto la nuova caserma della Polizia Stradale.


Il piano particolareggiato e gli sviluppi più recenti

L'accordo di programma prevede che le previsioni della variante si attuino con un piano particolareggiato, di iniziativa pubblica o privata (se l'A.S.S. fosse riuscita nel frattempo a vendere l'area). L'A.S.S., non avendo venduto nulla, affida l'incarico della stesura del piano agli ingegneri Giovanni Cervesi (guarda un po'...) e Pierpaolo Ferrante, che lo consegnano nel novembre 2005.
I contenuti si discostano poco da quelli della variante, ma l'altezza massima dei nuovi edifìci viene aumentata a 19,50 m.; 283 saranno le unità immobiliari ad uso residenziale o direzionale ed altrettanti i parcheggi pubblici, più quasi 24.000 metri quadrati di altri spazi di parcheggio (tra "stanziali" e funzionali alle attività commerciali) all'interno di un edificio multipiano a quattro livelli nella parte del terrapieno su via dell'Istria.
Il Servizio Verde Pubblico del Comune segnala "la necessità di mantenere il verde storico esistente lungo la via dell'Istria o per lo meno l'esecuzione di grandi trapianti delle specie arboree più idonee e significative".
Parole al vento.
Negativo, ma senza motivazioni, il parere della V Circoscrizione.
Il 6 febbraio 2006 il Consiglio comunale approva il piano, con 17 voti favorevoli, 10 astenuti e due soli contrari (voto "trasversale" tra gli schieramenti). Nel novembre 2007, infine, la Giunta comunale prende atto della rinuncia della Polstrada a costruire la nuova caserma nell'area adiacente e avvia l'iter per un nuovo accordo di programma con Regione, A.S.S. e ATER: al posto della caserma saranno costruiti 60 alloggi di edilizia pubblica sovvenzionata (vale a dire un ulteriore carico di circa 200 - 240 residenti).

Il resto è cronaca recente: II Comune rilascia la concessione edilizia (quando? a chi? mistero: il "cartello di cantiere" obbligatorio per legge e piazzato all'ingresso di via Marenzi, è bianco!), poi agli inizi del 2008 ruspe e motoseghe spianano tutto, comprese decine di alberi secolari.


Considerazioni finali

I cittadini giustamente indignati per lo scempio compiuto alla Maddalena ora sanno chi ringraziare.
La vicenda conferma da un lato la totale noncuranza degli amministratori comunali, regionali e sanitari (attuali e passati) per il patrimonio verde.
Il bello (si fa per dire) è che il Comune di Trieste da un paio d'anni dispone di un "Regolamento sul verde pubblico", per tutelare - in teoria - gli spazi verdi e gli alberi di proprietà pubblica: vieta anche l'abbattimento delle alberature private superiori ad un certo diametro. Se ne saranno dimenticati... Dall'altro lato, risalta una volta di più anche il disprezzo dei pubblici amministratori per la partecipazione dei cittadini. Spiegato sopra come sono state scavalcate le normali procedure urbanistiche, resta da capire perché ne il Comune, né la V Circoscrizione (per non parlare dell'A.S.S. e del suo "organo monocratico"), si siano preoccupati di informare preventivamente la cittadinanza - e magari chiederne il parere - su quello che si stava preparando per la Maddalena.

Il Comune ha inventato un questionario (malfatto) per il ponte pedonale sul canale Ponterosso: perché per i 22.000 metri quadrati della Maddalena no? Mancava il tempo? Riguardando le date citate prima, non pare proprio. Semmai gli interessi della speculazione edilizia - che non ama la trasparenza - pare abbiano prevalso sulle ragioni della vivibilità e del benessere ambientale.

Insomma: una vicenda davvero ignobile, che potrebbe ripetersi. Per esempio nell'area dell'ospedale infantile "Burlo Garofolo", anche questa - com'è noto - di prossima dismissione per il trasferimento nella nuova sede di Cattinara. Sorgerà lì un altro mega-complesso residenzial-commerciale?
Anche gli alberi d'alto fusto di quel parco sono destinati alle motoseghe?